sabato 23 luglio 2011

Arturo Pérez Reverte: Quattro chiacchere in libertà.

Arturo Pérez Reverte, ho già avuto il piacere qui nel Covo di Snorri  di parlarvi di questo scrittore spagnolo, che a me personalmente piace parecchio e parecchio tanto se ci tenete a saperlo. Ha un modo molto personale di scrivere e di raccontare i vari periodi storici in cui ambienta i suoi libri.
Nel periodo napoleonico per esempio ha ambientato uno dei suoi libri migliori; L'Ussaro di cui vi ho già parlato in uno dei miei Consigli non richiesti, ed è riuscito a trasmettere tutto il cupo e il tragico di quella particolare fase della storia della Spagna invasa dalle truppe di Napoleone, un libro che gronda quasi sangue e merda da tanto è cattivo, senza però uscire dal contesto.  Tra l'altro Reverte ambienta sempre e ribadisco sempre, le sue storie in Spagna e accidenti a lui (invidia massima) riesce sempre a beccare con precisione l'anima del periodo storico alla perfezione, primo 8oo per L'Ussaro e rende benissimo, poi passa al tardo 800 con "Il maestro di scherma" e di nuovo riesce a cogliere il bersaglio, scrive "Il club Dumas" e becca pure il periodo moderno,  fa quasi incazzare da tanto è bravo.
E poi c'è il suo personaggio forse più famoso, Diego Alatriste Y Tenorio, meglio conosciuto come Il Capitano Alatriste, questa volta siamo nella Spagna (ma va...) del XVII secolo, in una Madrid contradditoria, bella e spietata, potente a decadente, ricca e miserabile, e anche stà volta il buon Reverte ci becca in pieno, periodo storico, personaggi (alla grande) e tutto il resto, con il vantaggio che di libri sul buon Capitano Alatriste ne sfrona parecchi, uno via l'altro, tanto che c'hanno fatto pure un film, "Il destino di un guerriero" (con il buon Viggo Mortessen con tanto di baffoni  nei panni del Capitano) che vabbè, non è sia stò gran capolavoro, ma comunque rende bene il metro di quanto il personaggio sia famoso, in Spagna è famosissimo da noi, come al solito, visto che è bravo, molto meno.
Tra l'altro è già il secondo di film tratto dai libri di Reverte, il primo è "La nona porta" con Johnny Depp perfetto nella parte di Corso, film  trato da Il Club Dumas,  carino, a me è piaciuto abbastanza anche se hanno tralasciato tutta la parte più bella del libro, cioè quella che nel titolo fa riferimento a Dumas.

martedì 19 luglio 2011

Eduardo Risso (Comics: segnalazione autori mostruosamente bravi)



Ok, Continuando con la segnalazione di autori che ho iniziato con il post precedente ecco a voi un  maestro assoluto del bianco e nero, autore grafico di capolavori come 100 Bullets (ai testi l'altrettanto grande Brian Azzarello) e Chicanos ( per i testi del compianto Carlos trillo), Borderline (sempre di Trillo) e tanti tanti altri gran fumetti, ecco a voi in tutto lo splendore del bianco e nero: Eduardo Risso.

Argentino, Eduardo Risso nasce a Leones nel 1961, "cominciò la sua carriera di disegnatore nel 1981 collaborando con il quotidiano La Nacion e con le riviste Erotiocon and Satiricon tutti pubblicati dalla Editorial Columba." (fonte wikipedia)
Da quel momento la carriera dell'autore argentino non si ferma più e inizia un susseguirsi di collaborazioni sempre più prestigiose, dai gia citati Chicanos e Borderline a 100 Bullets con la DC/Vertigo comics.
Dal punto stilistico di Risso si può senza dubbio affermare che sia uno dei maestri indiscussi dello stile grafico, il suo modo di disegnare ed inchiostrare unito alle riprese complicate e di stampo cinematografico, oltre che alla recitazione che riesce ad infondere ai suoi personaggi hanno fatto di lui, oltre che un autore grafico seguitissimo e apprezzatissimo, anche un riferimento tecnico per molti giovani autori di comics (tra cui chi vi scrive).
Riassumendo il concetto in due parole: Maestro assoluto!!!!

lunedì 18 luglio 2011

Qualche segnalazione in ordine sparso. (Sergio Toppi Claire Wendling)

Come da titolo quache segnalazione in ordine sparso di autori veramente eccezzionali, quindi per questo post non vi ammorberò con le mie recensioni, solo qualche nome di gente che merita di essere conosciuta.


Cominciamo con un maestro assoluto, Sergio Toppi, ora, se non conoscete questo illustratore fumettista, vi consiglio vivamente di porre rimedio a questa lacuna fiondandovi nella fumetteria/libreria più vicina e fare mambassa dei suoi libri di illustazione. Per informazione il maestro Toppi ha realizzato anche parecchi fumetti, no. fumetti è riduttivo, meglio dire opere a fumetti. Ma di quest'ultime mi riservo il piacere di parlare più diffusamente in un secondo momento.
Nel frettempo eccovi qualcuna delle sue illustrazioni, tanto per farvi un'idea della sua mostruosa bravura.




Seconda segnalazione; Claire Wendling.
Rimaniamo nel campo dell'illustrazione con questa autrice incredibilmente brava. Questa donna deve avere una facilità di disegno che rasenta il sovrannaturale, per tacere poi dell'incredibile naturalezza sia dei movimenti sia delle espressioni. Allucinantemente brava, non mi viene altro terminie per descriverla.
Anche di lei, come per Toppi, mi riservo di parlarne in un post più lungo, dove poter analizzare meglio le sue doti tecnico/stilistiche.
Per il momento vi consiglio, quando andrete in fumetteria per il maestro Toppi, di riservarvi qualche Euro per le sue opere, ne vale la pena.
Ecco qualche immagine, tanto per farvi gola.



sabato 16 luglio 2011

Amici. (racconto.)

Ecco un'altro mio raccontino senza troppe pretese, che ho scritto qualche anno orsono, come l'ultimio mio scritto postato su questi lidi, anche "Amici" è ambientato nel mondo Warhammer, gioco da tavolo di battaglie fantasy con miniature, che, detto per inciso, ha un'ottimo beckground narrativo.
vabbuò, comunque, buona lettura.


AMICI:


Rugge il leone nell’aria bruna,
Ulula il lupo, verso la luna.

La sera incombeva sulla città di Luccini come un cappa di tristezza, sul ponte di Lucano l’umidità si posava sul selciato contribuendo a dare al luogo un’atmosfera grigia.
All’estremità del ponte una ragazza stava appoggiata alla sponda fissando lo sguardo arrossato dal pianto sulle acque del fiume che poco più avanti sfociava nel mare.
“Così prenderai freddo, ragazza mia.”
Disse una voce alle sue spalle.
Trasalendo dallo spavento la ragazza si girò e vide una figura avvolta strettamente in un lungo mantello nero, il viso nascosto da un lungo cappuccio dello stesso colore.
Un sacerdote di Morr, pensò.
“Mi scusi padre, non l’avevo vista arrivare.”
Disse la giovane, rivolgendosi alla figura di fronte a lei.
“Non ti preoccupare, figliola, sono abitato a fare questo effetto alle persone. Ma vedo che hai pianto, dimmi quali problemi hanno fatto piangere quei bei occhi?”
“E’ una storia triste, padre e non vorrei angustiarla con i miei problemi.”
Un sorriso amaro fece capolino dalle pieghe del cappuccio, della nera figura.
“Ascoltare storie tristi fa parte della mia vocazione, Hanna.”
“Certo è ovvio, sono una sciocca…. Ma mi conoscete?”
“Quel colore di capelli non è molto comune in Tilea,” disse l’uomo indicando i lunghi capelli di un rosso acceso della giovane. “Che io sappia, solo la figlia del leone ha di questi capelli a Luccini.”
Un sorriso amaro spuntò sulle labbra della ragazza.
“Avete ragione padre, mi chiamo Hanna e sono proprio la figlia del leone.”
“In questo caso, temo di indovinare il motivo della vostra angoscia.
Si tratta di vostro padre.”
Le lacrime ripresero a scorrere copiose sulle guance di Hanna.
“Coraggio ragazza mia, per quanto sia doloroso, tutti prima o dopo dobbiamo presentarci al cospetto di Morr.”
A quelle parole la ragazza, rimase come pietrificata per qualche secondo, poi improvvisamente scoppio in una risata isterica.
“Voi credete che pianga per la morte di mio padre?” Disse tornando seria “Mio padre non è ancora morto, e vedete, è proprio questo il problema.”
L’uomo di fronte a lei rimase in silenzio, se era rimasto sorpreso o scandalizzato dalla risposta della ragazza non lo dava a vedere.
“Non mi fraintenda la prego, voglio molto bene a mio padre, ma vede… come faccio a spiegarle… ecco, forse lei è a conoscenza del fatto che mio padre non è nativo della Tilea.”
L’uomo fece un cenno del capo, come a indicare che era perfettamente a conoscenza del fatto.
“Sì, mio padre non è nato qui in Tilea ma su al nord, a Norsca.
E vede, buon padre, le usanze dei Norsmanni sono diverse dalle nostre per molti aspetti, uno di questi riguarda il modo di affrontare la morte.
Per un norsmanno la morte non è un evento così tragico come invece può esserlo per le genti del sud.
Tra le tribù del nord, la morte è vista come una cosa naturale, e pur essendo vissuta come un momento doloroso, è anche vista come il passaggio verso il Valhalla, il paradiso in cui credono i Nors,” spiegò la ragazza. “dove un guerriero dimorerà in eterno in compagnia dei propri dei, guerreggiando e festeggiando in eterno accanto a loro.
Per un uomo del nord, ha più importanza come si affronta la morte che la morte stessa. Per i nors il momento del funerale è un modo di ricordare la vita dello scomparso, onorandone le imprese compiute in vita e ricordandone le gesta di coraggio e onore, così che, quando si presenterà al cospetto degli dei, il defunto li posa guardare dritto negli occhi, reclamando il proprio posto accanto a loro.”
La ragazza fece una pausa per guardare l’uomo ammanto di nero di fronte a lei, che restava in silenzio aspettando, perfettamente immobile, quasi che il racconto lo avesse pietrificato.
“Per questo motivo il momento del funerale riveste un’importanza assoluta della cultura nors,”
riprese a raccontare Hanna lo sguardo perso, lontano nell’immensità del mare di fronte a lei.
“difatti si crede che senza questo rituale che proclami le imprese di un guerriero di fronte agli dei, un uomo non potrà guardarli negli occhi senza vergognarsi e gli dei lo scacceranno dal Valhalla ridendo di lui.”
Hanna fece un’altra lunga pausa, lo sguardo fisso davanti a se, come persa nei propri pensieri.
All’improvviso un corvo passo gracchiando,volteggiava in circolo sopra di loro. Il rumore scosse la ragazza, fissava il corvo che volteggiava in ampi cerchi sbattendo di tanto in tanto le ali.
“Un messaggero di Morr:” Disse all’improvviso l’uomo vestito di nero. “Salute a te piccolo fratello.” Continuò facendo uno strano gesto, simile ad un saluto all’indirizzo del corvo, che gracchio di nuovo, e alla ragazza parve quasi che esso rispondesse al saluto.
Hanna rimase ancora qualche attimo ad osservare il volatile, poi si accorse che l’uomo era tornato a fissarla, aspettava pazientemente che lei riprendesse a parlare.
“Per un Nors, reverendo padre, il rito di passaggio dalla vita alla morte è fondamentale, senza di esso,si crede che lo spirito del defunto verrà scacciato dagli dei,. Durante il rituale funebre gli amici, i compagni, ed i parenti del defunto, lo onorano recitando le litanie del passaggio, dopodiché depongono il corpo in una nave mettendo offerte ai suoi piedi, poi la nave viene incendiata e spinta al largo con le vele spiegate, mentre gli astanti bevono vino innalzando lodi al defunto.
“Ed è proprio qui il problema, reverendo padre.” Continuò la giovane ragazza, lo sguardo perso nel vuoto.
“Questo rito, non verrà celebrato per mio padre. E il suo spirito sarà condannato a vagare per l’eternità.”
Concluse Hanna mentre gli occhi gli si inumidivano di amare lacrime.
All’improvviso l’uomo le si avvicino e con una mano gli asciugò una lacrima, la ragazza trasalì a quel contatto, la mano dell’uomo era molto fredda.
“Tuo padre, Hanna, é un uomo molto potente ed influente qui a Luccini.” Disse. “Per anni, lui e la sua ciurma hanno suscitato paura e rispetto nei nemici di Luccini. La barca di tuo padre; La figlia di nessuno, è temuta sia dai corsari arabi come dai pirati di Sartosa e anche qui in città tuo padre è molto potente, innumerevoli, sono i nemici schiacciati sotto il tallone di tuo padre, fuori e dentro le mura di Luccini.
Molti sono quelli che gli devono favori o che sono indebitati con lui, Per che, quindi dici che non si potrà tenere la cerimonia funebre? Forse che tuo padre non ha abbastanza amici o servitori?”
Concluse l’uomo.
“Servitori e amici, “ Il viso di Hanna si accese d’una rabbia subitanea.
Forse che, un leone può vantare degli amici?
Corvi e sciacalli! Questo solo.
Finchè il leone rugge potente, con servile cipiglio si disputano i resti della preda, ma quando il leone giace morente, d’un subito si gettano su di lui per contendersi il corpo ancor caldo.
No padre; Ne amici, ne servitori. “
Hanna rimase qualche momento a fissare l’uomo, il cui nero cappuccio nascondeva la parte superiore del viso, solo un triste sorriso, appena accennato veniva messo in evidenza dai pallidi raggi lunari, parve allora alla ragazza, che quel sorriso gli rammentasse qualcosa di molto lontano nel tempo; un sorriso triste, incorniciato dalla bianca luce della luna, un sorriso, lo scintillio dell’argento e il vago sussurrare di una obliata musica.
Il sorriso sparì improvvisamente. La luna era stata coperta da una nube, e tutto piombò nell’oscurità,
Hanna si ritrovò a fissare la buia notte, consapevole della presenza dell’uomo di fronte a lei, seppur questo fosse adesso invisibile ai suoi occhi.

Nero come la notte, gelido come la luna.

La ragazza sorprese le proprie mani a giocare nervosamente con il ciondolo che portava in seno.
Scotendosi, riprese a parlare, non avrebbe saputo dire, se a se stessa o al suo interlocutore.
“Ne amici, ne servitori.” Ripete con rabbia. “Chi prima mendicava i favori di mio padre con sorrisi servili, ora è intento a disputarsi le sue ricchezze, il sangue degli sciacalli e già stato versato in strada, in una lotta per disputarsi fino all’ultimo brano di carne.
Questi sono gli amici e i servitori di mio padre.”
Un sorriso di rabbioso scherno distorse le belle labbra in una smorfia crudele.
“E i nemici…..” La frase rimase a mezzo, mentre il sorriso si tramutava in un espressione d’odio.
“I cani che prima tremavano al solo nominarne il nome, questa notte stessa si preparano a trar una vigliacca vendetta.
“Ecco per quale motivo mi trovo qui e non al capezzale di mio padre morente. Esso stesso, mi ha allontanato per salvare la vita e l’onore della propria figlia.

giovedì 14 luglio 2011

Consigli non richiesti: Preacher. (comics, Garth Ennis)




Piccolo quiz, dove potete trovare riuniti insieme in un unico fumetto un vampiro irlandese alcolizzato, una sventola bionda dal brutto carattere e il grilletto facile e un ex predicatore che ha nientepopodimeno che il potere del verbo dalla sua parte?
Risposta: In Preacher naturalmente.
Nata nel 1994 e conclusasi nel 2000, la serie a fumetti di Preacher edita dalla DC sotto l'etichetta Vertigo comics nasce dalla dissacrante mente di Garth Ennis ed è realizzata graficamente dall'arte del disegnatore Steve Dillon, le fantastiche copertine sono invece opera di Glenn Fabry.
Questo fumetto parla.... bè un attimo, ragioniamo, di cosa parla esattamente Preacher?
Se dovessi fare una sinossi di questa serie dovrei dire che parla di un'entità di nome Genesis che, nata dall'unione clandestina tra un angelo del signore (masculo) e un demone (femmina) è scappata dal paradiso per andarsi ad unire all'anima del reverendo Jesse Custer, ora questa entità fuggiasca al momento della loro unione ha dato al reverendo Custer il potere del “verbo” ovvero il potere di comandare a qualunque essere mortale o meno attraverso l'uso delle parole, che tradotto in parole povere sta a significare che se Jesse da un qualsiasi ordine a chicchessia, quello deve eseguirlo, letteralmente! Quindi, ricapitolando; se Jesse usando il verbo ti ordina di metterti a testa in giù e abbaiare alla luna, tu, volente o nolente, ti metti a testa in giù e abbai alla luna, punto.
Ritornando alla sinossi; dov'ero rimasto? Ah si! Al verbo, insomma Jesse Custer si ritrova addosso tutto quel potere divino e decisamente nei casini, visto e considerato che quando il simpatico essere chiamato genesis si è unito a lui, ha raso al suolo l'intera città in cui il nostro protagonista faceva il predicatore, a questo punto entrano in scena Tulip e Cassidy, la prima è la ex di Jesse e sta scappando da una sparatoria (che ha cominciato lei) a bordo di un furbone scoperto alla cui guida sta Cassidy, che, oltre ad essere il proprietario del suddetto furgone è anche un vampiro, si avete capito bene un vampiro, per altro irlandese e come se non bastasse un po (tanto) alcolizzato.
 
A questo punto accadono un bel po di cose, ma non essendo io particolarmente sadico, mi astengo dal rivelarvi il resto della trama, vi basti sapere che nel primo albo cartonato della versione italiana ci sono anche, nell'ordine: Qualche angelo, uno sceriffo molto molto particolare ( tra le altre cose, ha una sua personalissima teoria sugli ufo ) faccia da culo, no, non mi sto riferendo allo sceriffo, è proprio un personaggio che si chiama così, un serial killer chiamato il predatore-maciullatore, una stranissima coppia di sbirri e....ah si dimenticavo! Ci sarebbe anche il santo degli assassini.



Conclusa la sinossi di Preacher vediamo di parlare un pochino più diffusamente dei punti di forza di questa serie.
Quel geniaccio di un irlandese che risponde al nome di Garth Ennis con questa serie mette sul tavolo tutta la sua bravura e tutto il suo estro grottesco; cattivo, salace, dissacrante oltre i limiti dell'umana immaginazione, Preacher è tutto questo e molto, molto di più.
All'interno di una trama decisamente grottesca e volutamente irrealistica, Ennis riesce a spiazzare lo spettatore con un'alternanza di scene che vanno dal grottesco/comico al drammatico, e con dei personaggi la cui caratterizzazione rivela un'abilità incredibile, se è vero infatti che Preacher è una serie prevalentemente grottesca non mancano in essa ne i momenti di introspezione, ne, come già detto, i momenti realmente drammatici, di quelli che, per usare una terminologia di solito legata al cinema, ti tengono incollato alla poltrona.
Ricapitolando, leggendo Preacher vi farete un sacco di risate, ma passerete anche qualche momento di reale suggestione drammatica.
Credetemi quando vi dico che nella vita di ogni vero lettore di fumetti c'è un prima e un dopo Preacher, leggere questa serie, significa spalancare le porte ad un nuovo modo di concepire il fumetto.
Non ci credete? Pensate che stia esagerando? Quando un mio amico mi consigliava questo fumetto, magnificandolo oltre ogni credibilità ero al pari di voi decisamente scettico, mi dicevo: <<Eh! Che sarà mai sto Preacher? Possibile che sia così allucinante-mente incredibile?>> Poi cedendo all'insistenza del mio amico ( è un tipo molto insistente ) ho provato ed alla fine mi è toccato ringraziarlo, (Ciao Mik) Preacher era veramente allucinante-mente incredibile.
Concludendo: CAPOLAVORO!!!

Concluso di magnificare lo sceneggiatore non posso esimermi dal parlare almeno un poco del disegnatore e del copertinista di questo fumetto.
Ai disegni troviamo l'ottimo Steve Dillon, parlando di lui posso dire che cercando in tutto il globo terraqueo non si sarebbe potutto trovare un altro disegnatore migliore di lui per questa specifica serie. Dillon riesce a rendere come nessun altro le espressioni dei vari personaggi, grottesche in una maniera del tutto particolare, anche solo vedere i volti dei vari Tulip , Jesse, Cassidy e gli altri in dati momenti, riesce a provocare nel lettore un attacco inarrestabile di risate. Grandissimo.
Altra menzione di merito per il copertinista Glenn Fabry  di cui ho già parlato nella recensione dedicata a Slaine, è un illustratore eccezionale, basta guardarsi una delle sue copertine dipinte ad acrilico per rendersi conto della sua bravura.


Soggeto e sceneggiatura: Garth Ennis.
Disegni: Steve Dillon.
Copertine: Glenn Fabry.
Case editrice: DC Vertigo.

mercoledì 13 luglio 2011

Svelata la nuova riforma fiscale di Tremonti.



Come al solito direi che Corrado Guzzanti si è dimostrato, se non proprio profetico, quasi.
Non so a voi, ma a me riguardare questo pezzo fa venire in mente quanto il genio di Guzzanti si fosse dimostrato ficcante nel capire, comprendere, svelare e mettere in satira la nostra politica ed i suoi interpreti.
Ho postato questo video perchè temo putroppo che questa riforma che si sta varando in questi giorni in parlamento sia molto, molto simile al "cuneo contributivo" di Guzzanti/Tremonti e che il cetriolo  globale sia decisamente in arrivo.

RIDATECI GUZZANTI IN RAI!!!!!!!!!!

martedì 12 luglio 2011

Il Tunnel di Pippo Chennedy Show.

Ok, visto e considerato che oramai ho iniziato questa specie di nostalgico tuffo nel passato dei progrmmi rai del tempo che furono, adesso mi sembra giusto completare questo mio personalissimo amarcord con altri due programmi cult della rai, quando la sudetta radiotelevisone italiana sfornava programmi cazzuti a tutto spiano.

Signori, signore e gentili fanciulli ecco a voi, (rullo di tamburi e squillo di cembali) Tunnel.

Nato e andato in onda sul finire degli anni 80 su rai tre, Tunnel era un programma comico/satirico erede di Avanzi , di cui riprendeva pressapoco immutato il format e i protagonisti, tra cui trovaimo oltre l'immancabile Serena Dandidi alla conduzione, Francesca Reggiani, Sabina Guzzanti, Stefano Masciarelli, Corrado Guzzanti, Francesco loche, broncoviz e tanti altri bravissimi professionisti.
In questo programma i telespettatori hanno avuto il privilegio, ribadisco, PRIVILEGIO di vedere gli skatch esilaranti dei vari comici del programma, dalle finte pubblicità ai servizi dei Tg riuniti, che a vederli adesso ricordano molto i servizi del tg1, e tanto tanto altro ancora.

Da segnalare anche i gruppi musicali e gli artisti che hanno suonato live in questo programma, da Francesco de Gregori ai Nirvana, che hanno fatto qui la loro ultima (purtroppo) comparsa dal vivo prima della morte di Kurt Cobain.


E ora passiamo al secondo programma dei bei tempi che furono.
Dalla geniale unione delle menti di Serena Dandini, Sabina Guzzanti Neri Marcorè :  Pippo Chennedy Show.
Andato in onda nel 1997 su rai2 con la conduzione di serena Dandini e Corrado Guzzzanti,  nelle vesti appunto di Pippo Chennedy, conduttore cialtrone e decisamente cazzaro, chiara satira ad alcuni presentatori dell'epoca, queso programma ci ha regalato una festa di imitazioni satiriche di personaggi politici, dal Gasparri di Neri Marcorè al Prodi di Corrado Guzzanti per non dimenticare il Berlusconi di Sabina Guzzanti. Oltre ai personaggi politici, non sono sfuggitti alla lama della sartira neanche personaggi televisivi come Valeria Marini e Alberto Angela e altri ancora che non sto qui ad elencare per non togliervi il piacere di scoprirli o riscoprirli.

Insomma questo era un programma che si occupava di satira politica di qualità, satira di costume  e televisione, memento di cosa potrebbero ancora fare gli autori nostrani se si lasciasse loro il campo libero: Qualità e ascolti.







Ridatemi Guzzanti sulla rai!!!!!!!

lunedì 11 luglio 2011

Avanzi dell'Ottavo nano

Signori, questa settimana sono decisamente in fase nostalgica, nostalgica di cosa? Vi starete forse chiedendo, o forse non ve ne frega nulla ma tanto ve lo dico lo stesso. Nostalgica di programmi comici ma di una comicità intelligente e non semi-idiota tipo quelli che ci propinano sempre più spesso in questi giorni, questi programmi erano guarda caso fatti da professionisti che lavoravano sulla RAI,  spesso e volentieri con due lire ma con tante idee nel cervello, idee di quella buone, ragionate, con un senso e che ti facevano sdraiare dalle risate.
Quindi, e qui mi rivolgo a voi giovani virgulti,  siete convinti che programmi come Zelig o colorado caffe siano divertenti? Aspettate di vedere questi!

Dai polverosi ma seguitissimi archivi della RAI:

 Avanzi.

Programma andato in onda su rai tre dal 1991 al 1993, Avanzi, ideato da Valentina Amurri, Linda Brunetta e Serena Dandini, che poi ne sarà la condutrice, era un programma che ha visto muovere i primi passi di  professionisti del calibro di Corrado Guzzanti, e luciana Litizzetto, oltre a loro un parter grandissimo con, e ne cito solo alcuni; Francesca Reggiani, Sabina Guzzanti, Stefano Masciarelli per non dimanticare i mitici broncoviz.
Avanzi proponeva un'idea che ancora oggi trovo decisamente geniale, mettere in scena finti spot pubblicitari "scartati" dai committenti, ovviamenti questi spot erano parodie degli spot reali, dalla merendina frista a Michele l'intenditore e a tanti altri.



Passiamo ora ad un programma leggermente più recente, L'ottavo nano, no, non mi riferisco a lui, si stà parlando di un altro tipo di nano, o forse no?
L'Ottavo nano, programma comico/satirico ideato dalla mente di Corrado Guzzanti e condotto sempre da Serena Dandini, andato in onda su rai due nel 2001.
Questo programma era devastantemente geniale, difficile dimenticare personaggi come Vulvia e Quelo o le varie imitazioni, Prodi, Gasparri, Dalema, Veltroni, Alberto Angela e altri ancora.
Nell'ottavo nano abbiamo avuto il piacere di vedere riuniti assieme gente come I tre Guzzanti, Corrado, Sabina e Caterina, Neri Marcorè, Ficarra e Picone, Giobbe Covatta e Maria Massironi e tanti altri grandi professionisti.
Bei tempi che se ne sono fuggiti via.

sabato 9 luglio 2011

Aspettando Conan.

Signori e signore e genitl rampolli, come forse ha potuto accorgersi chi di voi ha frequentato un pò questo mio umilissimo blog, sono decisamente un appassionato del genere fantasy in tutti i suoi sottogeneri, ivi compreso l'heroic fantasy, è quindi con vivo interesse che stò seguendo le notizie che piano piano filtrano sul nuovo film di Conan, tra le notizie ci sono ovviamente i trailer che stanno cominciando ad uscire, bè per farvervela breve ho visto i trailer di quest'ultima trasposizione cinematografica dell'eroe di Robert Ervin Howard, che dire?
La frase che mi viene spontanea alle labbra è: bha! Speriamo bene.
Troppe esplosioni, troppe mosse da ninja, troppo sborronate in questo trailer, per convincermi che sia un buon prodotto, d'altro canto, l'attore protagonista che ho visto e apprezzato in Game of throne nel ruolo di Khal Drogo,  Jason Mamoa, potrebbe e dico protrebbe, risulare abbastanza convincente nel ruolo che fù di Arnold Schwarzenegger, a patto che non gli diano troppe battute, anche se per Conan credo sarebbe risultato più credibile uno ancora più grosso, Diavolo Conan è grosso come un dannato toro cimmero!!!
Vabbè riassumento sono tendente al pessimismo ma ostinatamente speranzoso, che alla fine, nonostante tutto, ne venga fuori qualcosa di interessante.
Sospeso quindi il giudizio, vi lascio con due trailer, il primo  è il trailer di Conan the barbarian di John Milius e Arnold Schwarzenegger, Il secondo quello del nuovo film, a voi, sempre che ne abbiate voglia e ragione, istituire un confronto.











Consigli non richiesti: Slaine.(comics)







Come? Non avete mai sentito parlare di Slaine Mc'Roth? Ahrgggg!!!!!
Pentitevi fumettarti! Pentitevi dei vostri peccati e in ginocchio con il capo cosparso di cenere compite un pellegrinaggio alla fumetteria più vicina, prima che gli dei del fumetto vi inceneriscano.

A parte gli scherzi, a chi di voi non conoscesse questo fumetto, partorito dalla genialissima (si lo so, non si dice genialissima, ma l'aggettivo geniale in questo caso sarebbe riduttivo) mente di Pat Mills, consiglio vivamente di fare ammenda e di fiondarsi in fummetteria e comprarlo, credetemi, mi ringrazierete.
Nato nell'ormai lontano 1983, edito dalla casa editrice Inglese 2000 Ad, ideato dal grandissimo Pat Mills, Slaine è un fumetto di stampo fantasy/mitologico che narra le vicende dell'eroe irlandese Slaine Mc'Roth, personaggio delle leggende celtico irlandesi, che si dice fu il primo re d'Irlanda.
Mills ha ripreso questo personaggio dalle saghe irlandesi per farci dono di uno dei personaggi dei fumetti meglio caratterizzati di tutta la storia dei comics.

Le prime vicende della lunga saga epic/fantasy di Slaine si svolgono inizialmente nel perduto regno di Tir-nan-og mitica terra da cui, sempre secondo le leggende celtiche, provengono i primi abitanti dell'Irlanda. Qui, Slaine è un vagabondo scacciato dal suo clan che percorre le strade dell'avventura, in mano la sua fida ascia chiamata Mordicervello, al suo fianco il (poco) fidato nano Ukko, nel cuore la voglia di avventure e di attaccare briga che contraddistingue ogni guerriero celtico che si rispetti, e sulla lingua quella frase geniale che ilnostro eroe ripete sempre prima di cominciare a spaittellare crani a colpi d'ascia frase che è tutto un programma: Baciami L'ascia!!!!!
Nel volgere della saga, Slaine diventerà poi il grande re dei celti per guidare il suo popolo contro i feroci Fomori capeggiati dal terribile Balor dall'occhio malvagio, e successivamente..... ma è meglio che mi fermi qui, a voi il piacere di scoprire dove il destino e gli dei celtici porteranno il nostro eroe.
Ora dovrei fare il mio dovere di recensore e spiegare a grandi linee gli elementi salienti di questo fumetto, ma credetemi quando vi dico che per spiegare bene tutti gli elementi messi nel calderone da Mills ci vorrebbe lo spazio di un'enciclopedia Treccani e non il ristretto spazio di una recensione da blog.
Fantasy, di quello con la F maiuscola, storia mitologica irlandese, epica fantasy mischiate sapientemente con elementi storici reali da Mills, ironia di qualità, che nelle storie di questo autore non manca mai, drammaticità ben espressa e mai pesante, poetica irlandese contestualizzata per essere godibile da un pubblico contemporaneo, sceneggiature perfette e dialoghi fantastici, questi gli elementi salienti che mi vengono in mente di primo acchito, anche se leggendo questo fumetto sono convinto che voi saprete trovarci anche altre cose, Slaine è un fumetto talmente complesso che ad ogni lettura ci si trovano nuove chiavi narrative.
Non posso terminare questa recensione senza fare menzione degli autori grafici che hanno contribuito alla grandissima nel fare di questo fumetto un qualcosa di irrinunciabile per ogni fumettaro che si rispetti.



Inizialmente disegnato dalla moglie di Pat mills Angela Kincaid, Slaine passa di mano rispettivamente a Mike McMahon e Massimo Belardinelli per poi giungere ai sapienti pennelli del grande Simon Bisley e dopo un'ulteriore passaggio all'altrettanto grande Glenn Fabry, chi mastica di fumetti a questo punto avrà ben compreso la grandezza di questo “parco” disegnatori/illustratori, da far tremare i polsi, attualmente Slaine è illustrato dall'ottimo Clint Langley.

Sogetto e sceneggiatura: Patt Mills.
Disegni/illutrazioni: Angela Kincaid, Mike McMahon, Massimo Belardinelli, Simon Bilsley, Glenn Fabry, Clint Langley.
Casa editrice: 2000 AD.




venerdì 8 luglio 2011

Consigli non richiesti: L'Ussaro (Arturo Pérez-Reverte )







Cariche gloriose di cavalleria, gli stendardi sventolanti alla brezza della gloria, l'eroismo di un guerriero impavido che combatte per l'onore della patria, la morte eroica, non vano sacrificio ma un prezzo da pagare per il proprio paese........Tutte stronzate, la guerra è sangue e merda, nessun ideale, nessun senso, solo sangue, lacrime e potenzialità buttate nell'assurdo calderone della battaglia.
Questo il messaggio, se messaggio ci deve essere, del libro che vi vado a recensire.
Nato dalla fantasia e dall'esperienza di reporter di guerra di uno degli scrittori spagnoli contemporanei di maggior successo, L'Ussaro di Arturo Pérez-Reverte si presenta come un libro che tratta della guerra franco spagnola ai tempi di Napoleone Bonaparte e dell'occupazione francese della Spagna e della relativa guerra che vide affrontarsi l'esercito francese contro la resistenza spagnola, fatta di partigiani dai lungi pugnali che combattevano una guerra di agguati sanguinosi, a cui i  francesi rispondevano con una durissima repressione che non risparmiava nessuno, insomma una guerra sporca, di quelle cattive, senza pietà ne chiesta ne data da tutte e due le parti.


Poche righe sopra ho parlato di messaggio, ma forse sarebbe più appropriato parlare di cronaca, una cronaca di guerra scritta da Reverte che vede come protagonista un giovane sottotenente degli Ussari francesi di nome Frederic Glluntz, giovane con la testa piena di ideali di racconti e di gloria da romanzo che si troverà ben presto costretto a fare i conti con la dura realtà di una guerra sporca, fatta di impiccati lungo la strada, e cadaveri mutilati.
Il libro inizia lento, riflessivo, per procedere verso una progressione di fatti sempre più frenetici e cattivi, sino alla conclusione che lascia un amaro in bocca che è assai difficile da togliere.
L'Ussaro è il primo libro di Arturo Pérez-Reverte , primo e uno dei più belli a mio personalissimo parere, di questo scrittore che ci ha regalato libri di grande bellezza e particolarità come Il club Dumas da cui è poi stato tratto il film La Nona porta con Johnny Depp, e la saga del Capitano Alatriste, anche questo trasposto, con assai minor successo nelle sale con il film Il destino di un guerriero con il pur ottimo Viggo Mortensen.
Da leggere assolutamente.


giovedì 7 luglio 2011

Wonder woman video


Come potete vedere mi sono divertito a smanettare un po con questo video, che ho realizzato usando le varie fasi di colarazione della mia pin-up di wonder woman, intendiamoci, non mi aspetto di vincere nessun premio oscar, il tutto è stato fatto più che altro per divertimento mio personale.
Comunque vdetevelo, non per altro per la canzone di sottofondo che è molto bella, anche se in effetti a risentirla ora, non è che centri moltissimo con Wonder Woman, ma vabbè, quando una canzone è bella è bella sempre, anche fuori contesto.

Capitan Mezzanotte

No signori, mi spiace, il Capitan Mezzanotte del titolo non è ahime un qualche muscoloso super eroe americano.
Il Capitan ecc. è riferito ad il titolo di un mio racccontino che postai qualche anno fa sul forum del Gw, Gw per chi non lo sapesse sta per Games Workshop, ed è una casa editrice  (credo) di giochi da tavolo, mai sentito parlare di Warhammer? No? bè Warhammer è appunto un gioco da tavolo fantasy  che si gioca con miniature, molto bello per chi è interessato al genere, ma questo è un'altro discorso, ritornando sul contesto del post, come dicevo, Capitan Mezzanotte è un mio raccontino ambientato nell'universo fantasy di warhammer, che postai qualche anno addietro sul forum dedicato forum gw tilea. questo è il link per chi volesse farsi un'idea del background di questo mondo di giochi da tavolo.
E  ora basta con le ciancie, ecco il mio raccontino.

CAPITAN MEZZANOTTE.

“Ti dico che è vero! Vero, come è vero che io mi chiamo Antonio Pastrini. Sangue del diavolo!”
Tuonò il vecchio soldato dalla barba bianca, accompagnando le parole con un pugno che quasi spaccò in due la tavola.
Gli altri uomini seduti al lungo tavolo, nonché la piccola folla di mercenari provenienti da tutte le parti che era riunita intorno sussultò.
Era meglio non fare incacazzare Antonio Pastrini, questo era un fatto risaputo da tutti.
Sarà anche stato vecchio, ma aveva ancora forza sufficiente a spaccare più di una faccia, d’altronde lo avevano visto tutti quel giorno sulle mura di Miragliano, staccare la testa ad un enorme rattogre con un solo fendente della sua enorme spada a due mani, era senza dubbio il guerriero umano più cazzuto che si era visto durante i due mesi da quando era cominciato l’assedio della città da parte degli skaven.
Ristabilito il silenzio, Pastrini continuo a parlare, dando ogni tanto occhiate minacciose in giro per vedere se qualcuno avesse osato contraddirlo di nuovo.
“Giacomo Mezzanotte e i suoi ragazzi sono tornati! Questi miei occhi, lo hanno visto!” disse mentre indicava i propri occhi dall’espressione feroce ”Proprio come ora vedono i vostri brutti musi!”
Un mormorio si diffuse immediatamente nella sala a queste parole, ma nessuno osava intervenire a voce alta, così il vecchio guerriero continuò.
“E’ stato due giorni fa, durante l’attacco alle cisterne.” Incominciò a raccontare, mentre assumeva una posa fiera, appoggiando la mano sul pomo della spada come se fosse pronto a fare una strage. “Quei cazzo di ratti erano riusciti ad entrare di sorpresa in città, attraverso qualche fottuto buco nelle fogne e stavano avvelenando le riserve d’acqua, bè, quando io e miei ragazzi abbiamo sentito l’allarme che veniva dalle cisterne, ci siamo subito precipitati li come diavoli assetati di sangue, e quando siamo arrivati con le armi spianate, pronti a fare un macello, cosa ci siamo ritrovati davanti? Una specie di muro di ratti che ci impediva di arrivare alla cisterna. Ora, non serve che ve lo dica, vero? A Miragliano già, c’è ne poca d’acqua da bere, se perdevamo anche le cisterne………”
Una serie di esclamazioni di furore all’indirizzo degli uominiratto confermò quanto tragica potesse essere questa possibilità, Miragliano infatti era costruita su una serie di piccole isole dove era impossibile scavare pozzi. In tempo di pace l’acqua potabile arrivava attraverso delle chiatte, ma durante un assedio questo era ovviamente impossibile, perdere le riserve d’acqua avrebbe quindi significato presto o tardi la capitolazione della città e in questo caso, la morte poteva non essere, il peggiore dei mali.
Quando il coro di bestemmie e insulti in svariate lingue e dialetti ebbe termine, Pastrini continuò.
“Dunque, come dicevo, io e i miei ragazzi non potevamo permettere a quei topi schifosi di finire il loro sporco lavoro, giusto? Ma come fare? C’era quel cavolo di muro fatto di pelo e code davanti a noi, certo li avrei potuto stendere tutti anche da solo!” E qui il vecchio diede una bella occhiata all’intorno, tanto per vedere se ci fosse qualche aspirante suicida che osava mettere in dubbio la sua affermazione. Nessuno osò neanche emettere un fiato, quindi continuò.
“Dicevo, avrei anche potuto stendere tutti quei ratti da solo, anche senza l’aiuto dei miei ragazzi, ma, erano davvero tanti, quei bastardi, e ho pensato: Diavolo! Quando li avremo eliminati tutti, i loro stramaledetti compari avranno già bello che finito di avvelenare l’acqua.
Fatta una pausa Pastrini constatò con piacere, che tutti nella sala della taverna pendevano dalle sue labbra.
“Che potevo fare?” Riprese “Di chiamare aiuti neanche a parlarne, come sapete c’era un assalto in corso anche alle mura della città e quindi non potevo rischiare di allontanare neanche un ragazzo da li, e poi, sarebbero probabilmente arrivati comunque troppo tardi.
Allora mi sono detto: Antonio, è meglio che te e i tuoi ragazzi ve la sbrigate da soli, e ho caricato quella feccia a testa bassa!
Sangue del diavolo che macello quella notte! Io e i miei ragazzi ce la stavamo cavando bene, dopo dieci minuti di mischia avevamo già fatto fuori più della metà di quelle pantegane schifose.”
La sala comune rimbombò di urla di gioia e d’approvazione alle parole di Pastrini.
Dopo una pausa per godersi un po’ il momento, il vecchio guerriero riprese il racconto.
“Come stavo dicendo, avevamo fatto fuori metà di quei bastardi, ma ci stavamo mettendo comunque troppo tempo, ormai quei figli di cani dentro le cisterne avevano probabilmente finito, in quel momento mi ricordo di aver pensato: Diavolo, Miragliano è perduta!”
Un urlo di disperazione riecheggio nella sala.
“Stavo dicendo: in quel momento ho pensato: Diavolo! Miragliano è perduta!
Ma poi, mi ricordo perfettamente, come se fosse successo pochi secondi fa; eravamo in un attimo di tregua nella battaglia. Sapete quando succede che per un attimo nel casino, tutto si fa silenzio e per pochi attimi dopo il macello c’è qualche secondo di tregua prima di ricominciare?
Vi è mai successo?”
“Si! E’ una sensazione fottutamente strana!” Disse una voce non meglio identificata da in mezzo alla folla.
“Si, lo è!” rispose Pastrini. “E’ proprio una sensazione maledettamente strana, ti sembra quasi di essere nell’occhio di un ciclone.
Bé, come stavo dicendo, eravamo lì, i due schieramenti si erano separati per un attimo, pronti a saltarsi addosso di nuovo come lupi affamati. Era una notte molto buia, le nuvole oscuravano la luna, e ci si vedeva come dentro le budella di un ogre, nel buio vedevo una moltitudine di occhietti rossi che ci guardavano con cattiveria, poi per un attimo tutto si è fatto silenzio, gli unici rumori che si sentivano erano il respiro affannato dei miei ragazzi e gli squittii dei ratti, ed a un tratto la luna è sbucata fuori dalle nuvole illuminando la scena, tutto si è fatto ancora più silenzioso, c’èra un’atmosfera strana, poi, l’orologio dei nani nella piazza del tempio di Morr ha cominciato a battere la mezzanotte, e al dodicesimo rintocco……”
“Ma, scusate….”
Disse, proprio in quel momento una voce da in mezzo alla piccola folla che circondava la tavola.
Pastrini si blocco in mezzo alla frase.
“Chi è Giacomo Mezzanotte?”
A questo punto il vecchio mercenario, per lo stupore rimase letteralmente a bocca aperta.
“Si può sapere chi è, il maledetto caprone che non conosce Giacomo Mezzanotte?”
Disse, anzi sbraitò Pastrini dopo qualche attimo necessario a riprendesi dallo stupore, con in viso un’espressione che avrebbe fatto raggelare il sangue nelle vene anche ad un orco.
A quel punto, la folla ammutolita si apri lentamente, facendo scorgere un ragazzo di al massimo diciassette anni, che, dagli abiti che portava e dalla pettinatura dava proprio l’impressione di essere un scudiero al servizio di qualche cavaliere bretoniano.
Il ragazzo, stupito per l’attenzione non richiesta che aveva attirato su di se, rivolgendo una domanda, a suo parere del tutto normale, ammutolì di colpo, quando incontrò lo sguardo infuriato di Pastrini.
“Ovvio, solo un bretoniano poteva essere cosi coglione da non sapere chi è Giacomo Mezzanotte!”
Tra le risate generali che si levarono alle parole di Pastrini, solo il ragazzo non si unì, per la dama del lago! Pensò, era uno scudiero di un nobile cavaliere, non poteva lasciarsi trattare così davanti a tutti quei bifolchi, cosa avrebbe pensato di lui Sir Leonard?
“Non vi permetto di rivolgervi in cotal modo alla mia persona!” Disse il ragazzo raccogliendo il coraggio a due mani, e pensando al contempo ad un insulto adeguato da rivolgere al mercenario. “
“Lei non è altro…… che….. un vile, come tutti i mercenari!” Riuscì alla fine a dire, soddisfatto di aver trovato un insulto adeguato all’offesa ricevuta.
A quelle parole un moto di sorpresa e di rabbia sfuggi alla folla, nessuno aveva mai osato dare del vile ad Antonio Pastrini, o meglio, nessuno che gli avesse rivolto questo insulto era poi sopravissuto a lungo, da qui lo stupore, per quanto riguarda la rabbia; quello stupido bretoniano con le sue parole aveva, in un certo senso, offeso l’orgoglio professionale di tutta la categoria, non c’era quindi da stupirsi se furono molti i visi dall’espressione furiosa che si girarono verso il ragazzo.
Il giovane, a questo punto, ebbe come un vago sentore di aver commesso una sciocchezza di proporzioni abissali. Il vago sentore divenne poi un’assoluta certezza quando vide Pastrini alzarsi dal tavolo e venire verso di lui, a quel punto al ragazzo quasi cedettero le gambe dalla paura, Pastrini era un vero e proprio colosso. Rivestito da capo a piedi di un’armatura di fattura nanica, una lunga barba grigia che gli arrivava fin oltre il petto, lunghi capelli scarmigliati pettinati all’indietro, sembrava un’enorme nano incazzoso, solo che era tre volte più alto di un nano e come se non bastasse al fianco portava una spada che era alta quasi come il giovane scudiero.
Al ragazzo non rimase altro che seguire con lo sguardo l’incedere del vecchio mercenario mentre si avvicinava a lui, almeno perirò con onore, affrontando un avversario degno di un cavaliere, pensò il ragazzo mentre Pastrini gli si parava davanti sovrastandolo con la sua altezza.
“E così sarei un vile…. vile, come tutti i mercenari……Eh?”
Disse mentre incrociava lo sguardo col ragazzo, appoggiando al contempo la mano sul pomo della spada.
In quel preciso momento, fissando gli occhi del mercenario dal basso verso l’alto, il giovane scudiero pensò: sono morto!
“AHAHAHAHAH” Esplose Pastrini ridendo come un matto. “Ne hai di coraggio scricciolo, dare del vile a me!” Disse tra una risata e un’altra il vecchio mercenario dandosi delle sonore pacche sulle gambe. “Dare del vile ad Antonio Pastrini!” E giù altre risate, come se fosse la cosa più buffa del mondo.
“Ragazzi, lo avete sentito? Questo scricciolo di un bretoniano ne ha di coraggio per essere……per essere un bretoniano!”
La folla di mercenari riuniti intorno era rimasta a dir poco allibita dalla reazione del vecchio Pastrini.
“E gia! Sangue di bue! Ne ha eccome di coraggio, il moccioso. Per tutti gli inferni di Morr! Affrontare così Pastrini, manco fosse un nano sventratore!”
Disse un vecchio mercenario canuto, mentre anche lui cominciava a sbellicarsi dalle risate. Risate a cui si unì subito dopo tutta la folla della taverna.
Il ragazzo era rosso come un peperone, non sapeva se sentirsi offeso oppure felice di quella svolta imprevista degli eventi.
“Come ti chiami scricciolo?” Domandò Pastrini dopo essere riuscito a stento a smettere di ridere.
“ Juan Cloude Le Furey, signore.”
‘’ Mmmmm Furetto !’’
“No signore, il mio nome sarebbe  “ Juan Cloude Le Fu…”
“Furetto!” Sentenzio Pastrini.
“EH….Furetto!” si arrese il ragazzo.
“Bene Furetto, volevi sapere chi è Giacomo Mezzanotte eh? Ebbene te lo dirò, ma solo davanti ad un bicchiere di quello buono, vieni ragazzo, vieni a sederti al tavolo con noi……….vili mercenari!”
Dichiarò solennemente Pastrini scoppiando di nuovo a ridere e dando una pacca sulla spalla talmente forte al ragazzo, , che quasi stramazzo a terra.
Dopo che si furono seduti tutti, il vecchio mercenario, per richiamare l’attenzione dell’oste diede un pugno al tavolo, che per la forza del colpo emise un rumore che assomigliava molto ad un grido d’agonia.
“Patrizio! Porta un dannato boccale di Bugman per Furetto! E sbrigati, per le purulenti piage di tutti i demoni!
Bene Furetto, allora; facciamo così, lasciami finire il racconto a questa brava gente e poi ti dirò chi è veramente, Giacomo Mezzanotte!……..”
“Dunque, dove eravamo rimasti prima che Furetto si mettesse in mezzo?”
“Stavate raccontando di cosa successe durate lo scontro con gli uomini ratto.” Intervenne il ragazzo mentre l’oste gli sbatteva davanti senza tante cerimonie un enorme boccale di Bugman.
“Ah! Si giusto, bravo Furetto, ma bevi la tua birra, che diavolo, non stiamo a formalizzarci.”
Sbottò il vecchio mercenario accorgendosi che il ragazzo aspettava per bere che Pastrini terminasse il racconto.
“Allora, stavo dicendo; . Era una notte molto buia, le nuvole oscuravano la luna, e ci si vedeva come dentro le budella di un ogre, nella notte vedevo una moltitudine di occhietti rossi che ci guardavano con cattiveria, poi per un attimo tutto si è fatto silenzio, gli unici rumori che sentivo erano il respirare affannato dei miei ragazzi e lo squittire dei ratti, e, improvvisamente la luna è sbucata fuori dalle nuvole illuminando la scena, tutto si è fatto ancora più silenzioso, c’èra un’atmosfera fottutamente strana, poi l’orologio dei nani nella piazza del tempio di Morr ha cominciato a battere la mezzanotte, e al dodicesimo rintocco…..”
Pastrini a questo punto si assicuro del fatto che Furetto fosse troppo impegnato con il suo boccale per interromperlo di nuovo, rassicurato su questo punto fondamentale, il vecchio continuò.
“Come stavo dicendo, al dodicesimo rintocco, improvvisamente, come se provenisse dal nulla o dalla lune stessa, una strana melodia ha cominciato a udirsi, proveniva da dietro le spalle degli skaven, non riuscivo a distinguere bene che tipo di musica fosse, era come se provenisse da molto lontano ma la melodia mi suonava stranamente familiare, come fosse qualcosa di già sentito molte volte ma in forma diversa, l’unica cosa di cui sono certo è che a cantarne le parole fosse una donna.
Era strana come musica, o meglio, tutta la dannatissima scena era strana, èccocì lì, io e i miei ragazzi, impegnati in una battaglia con i ratti per salvare le cisterne, ed a un certo punto qualcuno si mette a cantare nella notte.
Comunque sia, anche i topastri si erano accorti della musica e lanciavano occhiate preoccupate alle loro spalle, poi, mi ricordo perfettamente; per un attimo le nubi hanno oscurato la luna, Francesco, il ragazzo accanto a me ha aperto la bocca per dire qualcosa ma non ha fatto in tempo,perché proprio in quel momento dalle cisterne si è sentita provenire una risata agghiacciante che ha congelato tutti sul posto e subito dopo è scoppiato il casino, i fottuti ratti si sono messi a starnazzare, mentre sprizzavano l’odore acre del marchio della paura, poi hanno cominciato a correre terrorizzati da tutte le parti, in pochi attimi davanti a noi non era rimasta neanche una, di quelle pantegene schifose.
Credetemi, non ci capivo più un emerito cazzo, poi la luna ha fatto di nuovo capolino dalle nuvole, e ai nostri occhi si è mostrata una scena allucinante; l’edificio che ospitava le cisterne era letteralmente cosparso di corpi di ratti, erano quelli del dio della peste, come diavolo si chiamano?”
“Monaci della peste.” Bofonchiò Furetto tra un sorso di Bugman e l’altro, mentre cominciava a girargli la testa non essendo abituato a quella bevanda molto forte.
“Sì! Giusto! Bravo Furetto. Monaci della peste, ecco cosa erano, bè stavo dicendo, l’edificio delle cisterne era letteralmente cosparso di cadaveri di maledetti monaci della peste, alcuni trafitti da frecce, altri letteralmente squartati da lame.
La musica era cessata e non si sentiva più volare nemmeno una mosca, io e i miei ragazzi ci siamo avvicinati ed è stato allora che lo ho visto, il primo piano dell’edificio che è piatto, forma una specie di scalino con il muro che poi arriva al tetto, bè sopra quella specie di scalino c’era una figura girata di schiena, sembrava intenta a disegnare qualcosa sul muro di fronte a lui, quando ci siamo avvicinati ulteriormente, la figura si è girata verso di noi e si è avvicinata di qualche passo mettendosi proprio sotto la luce della luna, e che io sia mille volte dannato se quello non era Giacomo Mezzanotte!
Proprio così ragazzi, davanti a noi c’era proprio Giacomo Mezzanotte in persona, con il suo mantello nero, l’armatura degli elfi e quel suo dannato sorrisetto sulle labbra.
Quando ci ha visto, quel dannato figlio di un cane si è avvicinato ancora di qualche passo e mentre scoppiava in una di quelle sue risatine beffarde si è sprofondato in un inchino, poi si è girato ed è schizzato via come un fulmine, con un salto si è aggrappato alla canala del piano superiore, si è issato sul tetto ed è corso via più veloce di un dannato cavallo elfico, quando sono riuscito a riprendermi dalla sorpresa era sparito. “
A questo punto nella sala scoppiò una vera e propria cacofonia di urla e di voci che commentavano tutte insieme sovrapponendosi l’una con l’altra, Pastrini, attese qualche momento che il putiferio si calmasse, ma visto che il coro non accennava a calmarsi con uno sbuffo diede un altro pugno sul tavolo che oltre al solito urlo di agonia questa volta comincio a frantumarsi letteralmente sotto la forza del colpo.
“Non ho ancora finito! Per le stramaledette budella di tutti i fottutissimi orsi di Tall!”
La ridda di voci terminò all’istante.
“Bene così va meglio, per tutti i diavoli! Allora come stavo dicendo, Giacomo era sparito dietro al tetto dell’edificio lasciandoci lì come degli idioti, dopo qualche attimo sono riuscito riprendermi dalla sorpresa e ho ordinato ad alcuni dei miei ragazzi di andare a chiedere aiuto per ripulire il casino e controllare i danni all’acqua, mentre i ragazzi partivano di corsa ho messi gli altri a perlustrare i dintorni in cerca dei ratti che erano scappati, dato gli ordini, aiutato da un pugno dei miei picchieri mi sono arrampicato fino al primo piano dell’edificio, volevo vedere cosa stava facendo Giacomo prima di girarsi verso di noi, e quando mi sono avvicinato sapete cosa ho visto?
Attaccato al muro c’era il cadavere di uno skaven, non chiedetemi perché, ma scommetterei che fosse il capo di quella torma schifosa, era inchiodato al muro da una daga con il pomo d’argento a forma di luna piena. Questa!”
Disse, il mercenario impiantando sul tavolo una daga con l’impugnatura nera e il pomo d’argento finemente cesellato per formare una luna piena.
Mentre la lama continuava a vibrare come un serpente, un vecchio da i lunghi capelli bianchi si avvicinò per guardare meglio.
“E’ proprio una delle daghe che usava sempre Giacomo, mi ricordo bene, se l’era fatte fare da un fabbro elfo.”
“Già proprio così!” Continuò Pastrini. “Se l’era fatte fare da un maestro armiere degli alti elfi, ma aspettate, la storia non è ancora finita, volete sapere cosa stava facendo Giacomo?”
Il vecchio mercenario riprese senza aspettare che qualcuno rispondesse alla sua domanda:
“Sul muro, accanto al cadavere del monaco della peste c’era disegnata con il sangue una luna piena con il mezzo un dodici in lettere eliche, e li accanto c’era scritto: Così muore, chi minaccia Miragliano!”





Tutta patata (Carla Signoris Hollywood party)

In tempi in cui i film tratti da fumetti supereroistici spopolano nei cinema,  (con grande soddisfazzione dei fumetto dipendenti come me)  spulciando su youtube ho ritrovato questa chichetta dei tempi che furono, risalente a quando la rai sfornava ancora programmi divertenti a profusione e non le varie schifezze (con qualcjhe lodevole eccezzione) che ci propina di questi tempi.
Direttamente dai polverosi archivi dalle rai, per l'interpretazione della mitica Carla Signoris e degli altrettanto mitici Broncoviz, ecco a voi (rullo di tamburi) Tutta patata!!!!

Sublime presa il culo di film supereroistici, partorita dal programma hollywood party dei sopracitati Bronvoviz.
Hollywood party per chi  tra voi fosse troppo giovane per ricordarlo era un programma andato in onda nell'ormai lontano 1995 ad opera del mitico gruppo di comici Broncoviz e parlava, o meglio parodiava in maniera intelligente e sagace i vari generi cinematografici, presentando al pubblico chicche come appunto Tutta patata e  Irina Skassalkatsaja e altre geniali parodie.
Nel gruppo erano presenti, oltre alla bravissima Carla Signoris, anche Maurizio Crozza, Ugo Dighiero, Marcello Cesena e Mauro Piovano.
Questi attori, prima di approdare ad Hollywood party ci hanno regalato trasmissioni cult come Avanzi e Tunnel.
Qui vi metto il link al canale Rai di Yooutube per chi volesse farsi quattro risate. Rai comici

mercoledì 6 luglio 2011

Simone Bianchi ottiene un super rinoscimento a San Diego.


Fa piacere in questo periodo in cui la nostra povera Italia è sbefeggiata in tutto il mondo causa scandali e bunga-bunga vari, che un'italiano ottenga riconoscimenti importanti nel proprio campo lavorativo, rialzando in questo modo almeno un pochetto le nostre quotazioni.
E' il caso dell'artista Simone Bianchi, autore grafico di comics prima per la Dc comics (lanterna verde, batman)  e da qualche anno a questa parte apprezzatissimo autore della scuderia marvel comics.
L'artista di origini lucchesi celebre per il tratto elaborato e personale,  viene infatti celebrato quest'anno all'apertura di San Diego comicoon, famosa (e affollatissima) convenction di fumetti che richiama ogni anno apassionati della nona arte da tutto il mondo.
Simone esporrà i suoi lavori nella prestigiosa Chuck Jones Gallery.

 Per maggiori informazioni clicca  qui.



martedì 5 luglio 2011

Consigli non richiesti: Primo comando. (Patrick O'Brian)




Cambiamo un po', lasciamo per un attimo il mondo del cinema e delle serie Tv per buttarci nel rutilante mondo della letteratura, e letteratura con la L decisamente maiuscola visto che andremo ad occuparci del primo libro della saga di Jack Aubrey e Stephen Maturin.
Nato dalla geniale mente di Patrick O'Brian, Primo comando, è, come detto il romanzo d'apertura delle vicende che vedono protagonisti il comandante inglese Aubrey, capitano della Royal navy nel periodo delle guerre napoleoniche ed il suo inseparabile amico, nonché chirurgo di bordo (e agente segreto al servizio della corona britannica) Stephen Maturin, dottore di origine mista irlandese/spagnola.
In Primo comando, conosciamo i due protagonisti nell'inizio della loro amicizia. Siamo in Spagna durante le prime fasi della guerra che vede contrapposte la Francia, non ancora napoleonica e L'Inghilterra, l'incontro tra i due avviene ad un concerto tenuto dalla moglie del comandante del porto (di cui Jack è l'amante) di Mahon, località spagnola in mano alla corona britannica, il loro incontro è tutto fuorché amichevole, i due infatti arrivano quasi alle mani, ma si sa, le migliori amicizie cominciano spesso e volentieri in modo burrascoso e così è per i due che ben presto si ritrovano amici. Ad un pranzo offerto da Jack a Stephen per festeggiare il suo primo comando, Aubrey, saputo che l'altro è medico, gli fa la proposta che darà il via alle avventure dei due, Jack offre infatti al neo amico il posto di chirurgo di bordo della corvetta di sua maestà britannica Sophie,
Stephen accetta riconoscente, (era infatti in una situazione economica pressoché disastrosa) ed è questo l'inizio delle avventure della coppia che si protrarranno, con grande diletto dei lettori per ben venti seguitissimi romanzi, ventuno se consideriamo l'ultimo uscito postumo e incompleto.
Che dire di questo romanzo senza rischiare di rovinarne la trama con spoiler sgraditi?
In primo comando ci sono tutti gli elementi che hanno portato al meritatissimo successo di O'Brian,
Descrizioni particolareggiate delle manovre delle navi e della vita della marina militare inglese, tanto accurate quanto mai noiose o ridondanti, scelta azzeccatissima dei personaggi, che sono la più grande risorsa dello scrittore, Jack e Stephen sono infatti caratterizzati alla perfezione, entrambi grandi conoscitori dei loro rispettivi mestieri quanto incompetenti e, se mi passate il termine, incasinati nel resto, tutt'altro che perfetti nella vita “civile” Jack è un pasticcione incredibile per quanto riguarda i rapporti sociali quanto Stephen è misantropo e assolutamente inaffidabile  in tutto quello che ha a che fare con il mare, varie volte lo vedremo nei suoi tentavi assolutamente involontari e reiterati di affogarsi in tutti i modi possibili ed immaginabili.
Come detto, due personaggi tutt'altro che perfetti e per questo assolutamente fantastici.
Altra forza di questo libro, e conseguentemente di tutta la serie di romanzi, è la musica, i due protagonisti come forse ricorderete si sono conosciuti ad un concerto non per caso, sono infatti entrambi appassionati musicisti dilettanti, violino per Jack, violoncello per Stephen, e la musica la fa da padrona durante tutta la loro saga, Boccherini, Mozart, Vivaldi e molti altri vengono tutti suonati , discussi e amati aggiungendo un elemento di particolarità ai romanzi che ha molto contribuito a decretarne il successo, come si può anche vedere gustandosi il film Master and commander. (sfida ai confini del mare.) tratto appunto dalla serie di romanzi di Patrick O'Brian.
Da leggere assolutamnete.


lunedì 4 luglio 2011

Consigli non richiesti: Lo chiamavano Trinità, R.I.C.D.I. (recensione in conflitto di interessi)

Partiamo da una premessa di manleva, è per me parecchio difficile recensire questo film cercando, (non mi illudo di riuscirci) di rimanere obiettivo e non sperticarmi in elogi entusiastici ad ogni riga, sono un fan della coppia Bad Terence praticamente da sempre, quindi, cari lettori, siete avvisati.
Detto ciò, partiamo con la recensione.
Signori giù il cappello ( da cowboy naturalmente) di fronte ad un film che ha fatto storia.
Uscito nel 1970 per la regia di Enzo Barboni, che firma anche soggetto e sceneggiatura, Lo chiamavano Trinità nasce, secondo quanto raccontato dai due protagonisti in diverse interviste, con l'intento di essere uno spaghetti western dal tono brillante, pare quindi di capire che Barboni, che per la cronaca al tempo firmava i suoi film secondo la moda dell'epoca con lo pseudonimo di “ E.B. Clucher”, non intendesse affatto realizzare un film comico/satirico che prendesse in giro il genere spaghetti western.
Bè, fosse nelle sue intenzioni o meno, Barboni realizza un capolavoro comico/satirico di proporzioni epocali, basti pensare che questa pellicola è uno dei film italiani più visti nel mondo, con un seguito di fan da mettere paura, altro dato interessante sono il numero di repliche che Trinità ha collezionato negli anni, tutti gli anni, senza esclusioni, rete quattro manda in onda questo film, seguito poi a ruota da tutti gli altri della coppia Bad Spencer Terence Hill, riscuotendo ad ogni passaggio un ottimo share di telespettatori, e questo nella sola Italia, se calcolassimo le repliche andate in onda negli altri paesi raggiungeremmo un cifra mostruosa, per tacere poi di siti, blog, forum di discussione, fan-club ecc. ecc. sparsi per mezzo mondo, questi i dati che danno la stima del successo di questo film e della coppia di attori.
I protagonisti di questa pellicola che ha lanciato Carlo Pedersoli (Bud Spencer) e Mario Girotti (Terence Hill) sono due fratelli, Trinità (Terence Hill) e Bambino (Bud Spencer), il primo è un pistolero dal carattere svogliato, che va in giro facendosi trascinare dal suo cavallo a bordo di una specie di sgangheratissima slitta, senza una meta, senza uno scopo, ma con un gran talento per mettersi e mettere gli altri (sopratutto Bambino) nei guai, è conosciuto dalle orde di pistoleri che lo vorrebbero sfidare, come “la mano destra del diavolo” per la sua velocità con la pistola.
Segni particolari: Oltre il caratteristico odore che lo fa riconoscere a miglia di distanza, (E' un ragazzo molto pulito il nostro Trinità) un gran prurito alle mani.

Parliamo ora un po' di Bambino, “la mano sinistra del diavolo”, un colosso barbuto dal carattere decisamente irascibile. All'inizio del film lo troviamo dietro ad una stella di sceriffo, ma non lasciatevi ingannare dalla prima impressione, Bambino in realtà è un ladro di cavalli (“E neanche tanto bravo!” questo secondo Trinità) che si è trovato a fare lo sceriffo in una maniera molto, molto particolare, in attesa che i suoi uomini Faina e il Timido lo raggiungano, “Per andarmene in California a fare qualche buon colpo.” Ma poi nel bel mezzo dell'attesa arriva il suo caro fratellino e gli incasina di brutto le cose.
Antagonista del film è Il Maggiore, un allevatore di cavalli che vorrebbe strappare una particolare valle agli “agricoltori” un gruppo di non meglio precisati religiosi/contadini che fanno della non violenza il loro credo, in aiuto degli “Agricoltori” e sopratutto di due bellissime agricoltrici, giungerà Trinità che con l'aiuto di Bambino ( A dir il vero più che altro interessato ad una mandria di cavalli ancora da marchiare.) daranno al cattivo una lezione scandita al suon ritmato di una sfilza di cazzotti.
Da menzionare anche l'altro cattivo, Mezcal, un desperado messicano con un nome che è tutto un programma.
Film questo che oltre ad aver lanciato la coppia Pedersoli Girotti, ha avuto il merito di essere il primo di una serie di film con protagonisti i due attori che fanno genere a se, con un tipo di umorismo reso con una gestualità e una tempistica comica che sotto molti aspetti ricordano la “tecnica” di Stanlio e Olio, e con una caraterizzazione dei personaggi incentrata sul meccanismo della satira di genere: Se infatti andiamo ad analizzare i vari film della coppia, notiamo che appunto vanno a genere, Western, poliziesco, spionistico, avventura, ecc. ecc. prendendo i luoghi comuni del genere e costruendoci sopra un umorismo che fa dello stravolgimento dei topos narrativi la sua vera forza.
Non posso chiudere questa recensione senza menzionare i caratteristi del film, grandissimi, sono sicuramente parte integrante del successo di questa pellicola e di tutte le altre che vedono Terence Hill e Bud Spencer come protagonisti. Faina, Il timido, Jeff, Mezcal, tutti personaggi resi alla grande dai rispetti attori, il mitico Riccardo Pizzutti su tutti.
Insomma un film che come ho detto all'inizio ha fatto storia.
Da vedere assolutamente! (possibilmente davanti ad un piatto di fagioli.)

Interpreti principali:

Terence Hill: Trinità.
Bud Spencer: bambino.
Farley Earl Granger: Il Maggiore.
Remo Capitani: Mezcal.
Ezio Marano: Faina.
Luciano Rossi: Il Timido.
Riccardo Pizzutti: Jeff

Regia, soggetto e sceneggiatura:
Enzo Barboni.